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Via Bellentanina. Suggestioni carpigiane

Cinema, e non solo, a Carpi negli anni cinquanta

di Mario Orlandi

Fotografie provenienti dall’archivio  storico gentilmente concesse da Mauro D’Orazi

Passo qualche volta per questa stradina della nostra città e devo ammettere che ogni volta mi si stringe il cuore ricordando quei mesi tra il 1960 e il 1961, quando, per l’appuntamento quotidiano, ci incontravamo proprio all’imbocco della stradina, lei che arrivava dal centro città, io che arrivavo dalla parte opposta.

Pare che il nome della via derivi dalla famiglia Bellentani che faceva parte dei nobili della città e che vi risiedeva molti secoli fa. E guarda caso mia nonna materna si chiamava Stellina Bellentani e pare (cosa sostenuta a spada tratta dalla nonna ma accolta con scetticismo dai famigliari) che lei fosse discendente proprio da questa famiglia.

Ma la via mi riporta altri ricordi legati a un tempo precedente quando ero ragazzino e lì a fianco, dove ora c’è uno di quegli enormi e orribili condomini del periodo, c’era il cinema all’aperto dal nome classico: Italia.

Anni 60, Cinema estivo all’aperto “Italia”, Via Bellentanina angolo Via Rodolfo Pio. Negli ultimi anni di apertura venne dotato di ampia copertura

Il cinema aveva l’ingresso a metà del vicolo dove si trovava anche la biglietteria. All’interno non c’era un pavimento vero e proprio ma un ghiaietto che produceva il classico scricchiolio sotto le scarpe, e siccome l’ingresso degli spettatori non avveniva come ora all’inizio della proiezione, questo scalpiccio era un sottofondo musicale che accompagnava la proiezione per tutto il tempo.

E a questo rumore si accompagnava quello delle sedie di metallo con la seduta ribaltabile in doghe di legno che richiudendosi producevano il classico schiocco quando le persone si alzavano. C’era insomma un rumore di fondo che accompagnava il film e si mescolava al chiacchiericcio, ai colpi di tosse, ai commenti fatti ad alta voce e, spesso, ai pianti delle spettatrici e degli spettatori più sensibili, che erano poi quelli che uscendo facevano il classico commento: “Ma come ci siamo divertiti..”

1978, Via Bellentanina, in fondo sulla destra il nuovo Supercinema 70, sulla sinistra la vecchia centrale Enel

Forse fu solo quando proiettarono “La cena delle beffe” e si vide Amedeo Nazzari strappare la camicia di Clara Calamai lasciandola a seno nudo (caso unico nel cinema italiano nel periodo del fascismo e in quello del lungo primo dopoguerra) che si fece silenzio assoluto e solo qualcuno si lasciò sfuggire un “OHH” eloquente del divario fra immagini filmiche e la cultura bigotta imperante in quegli anni.

Erano i primi anni cinquanta, quelli in cui prevalevano di gran lunga due categorie di film: quelli del neorealismo italiano e quelli del musical americano. Chi non ricorda “Roma città aperta”, “Ladri di biciclette”, “Sciuscià”, “Riso amaro”, “Umberto D”, di registi rimasti famosi nella storia come Rossellini De Sanctis e De Sica? E quei bellissimi e divertentissimi musical prodotti anche prima della guerra e che il fascismo aveva proibito perché americani come “ Sway whith me” con quella favolosa coppia Fred Astaire e Rita Haywoth e “Cantando sotto la pioggia” con Gene Kelly e Debbie Reynolds.

1910 ca, futuro Viale Carducci con angolo Via Bellentanina, centrale elettrica, in fondo opificio Loria

Ultimamente è andato in onda su RAI 1, dopo alcuni anni di silenzio, quello stupendo film di Giuseppe Tornatore “Nuovo cinema paradiso” ambientato in Sicilia e vincitore di molti premi Oscar, dove il prete censura tutte le scene coi baci e la scena finale ripropone tutte la serie di quei baci d’amore tagliati, scena così serrata e coinvolgente da indurre alle lacrime il protagonista. La realtà nostrana, in fatto di cinema, non era poi molto diversa da quella del film succitato: in chiesa era appeso il giudizio morale sul contenuto del film: per tutti, adulti, adulti con riserva, proibito.

Sarebbe meraviglioso ricreare un video-collage con le immagini di quei film che proiettavano al cinema all’aperto e di quei pochi e superficiali baci che il cinema di quegli anni ci concedeva, sarebbe come tornare indietro nel tempo, entrare e sedersi a sognare immergendoci nell’atmosfera fatata che solo il cinema è capace di trasmettere.

1950 ca, Via Rodolfo Pio angolo di Via Bellentanina