Una nuova alleanza tra le generazioni. Lo richiede il malessere dei giovani
Una scuola vecchia e una gioventù nuova
“La società del narcisismo regala ai ragazzi tante occasioni di crescita, ma non tutti riescono a goderne. Alcuni di loro sono fragili e hanno bisogno che gli adulti insegnino come si fa a imparare la sconfitta. Nella società del narcisismo si insegnano solo il successo e la bellezza: quando arrivano il male e la morte i ragazzi hanno ragione a dire che nessuno li aveva avvertiti”. Queste parole sono contenute nel libro del 2022 di Gustavo Pietropolli Charmet Gioventù rubata, che riflette sulla situazione dei giovani durante la pandemia.
Sembrano parole eccessive, scritte da uno psicoterapeuta che conosce solo la realtà degli adolescenti più fragili. E invece è solo lo sguardo anticipatore di chi aveva saputo cogliere il disagio diffuso tra gli adolescenti. Oggi si calcola che due milioni di adolescenti in Italia soffrono di disturbi mentali, inoltre 3 studenti su 4 hanno spesso episodi di stress e ansia causati dalla scuola e molti assumono psicofarmaci.
I ragazzi segnalano che dopo la clausura del Covid e le costrizioni della Dad (didattica a distanza) stanno vivendo una crisi esistenziale, nella quale non si sentono compresi dalla scuola e si sentono abbandonati dallo Stato. Lamentano nei confronti della scuola che i prof mettono loro addosso un’ansia assurda e che si respira un’aria di eccessiva competizione. In questa situazione sono frequenti le crisi di ansia e di panico, o reazioni più gravi come il ritiro sociale nella propria camera, disturbi alimentari o episodi di autolesionismo. Senza contare i veri e propri disagi mentali.
I giovani più consapevoli avanzano richieste come questa “Siamo una generazione esigente, non ci bastano le competenze, vogliamo essere compresi come esseri umani, vorremmo che gli insegnanti fossero anche una guida”.
In frasi come queste implicitamente si critica la scuola che chiede performance troppo alte e che spesso fa sentire inadeguati i giovani. E c’è un’altra critica implicita ai genitori che sembrano averli protetti all’eccesso dal contatto con il male durante il Covid, illudendosi di tenerli al riparo dalle dimensioni del dolore e della violenza.
Resta imprescindibile la costruzione di una nuova alleanza tra i genitori e la scuola dopo che quella presente sino agli anni ‘70/’80 del secolo scorso è andata in frantumi.
I giovani assistono spesso a contrapposizioni fra genitori e scuola con episodi intollerabili di aggressività. Dal canto loro molti genitori si sentono inadeguati a educare i loro figli, sono iperprotettivi e complici dei figli.
A volte nell’educazione delle nuove generazioni i genitori sono sostituiti dai social e dalle agenzie più capaci di penetrare nella psicologia giovanile, come la pubblicità e il mercato.
Lo psicoanalista Massimo Ammaniti sintetizza così la situazione: “Abbiamo una scuola vecchia e una gioventù nuova. La mente dei nostri ragazzi è stata trasformata per sempre dal contatto e dall’abuso degli smartphone. E di fronte a questa situazione la scuola è rimasta indietro e risponde tornando ai voti, alla disciplina e a una presunta meritocrazia”.
Gli insegnanti dal canto loro riconoscono l’inadeguatezza di insegnare facendo solo lezione. Inoltre considerano gli adolescenti come degli “analfabeti emotivi”. Gli insegnanti del resto vanno in aule con 25/30 studenti e si occupano soprattutto delle competenze, quando i giovani oggi richiedono altre attenzioni. Chi governa mostra ben poche attenzioni concrete per la scuola, se non per meri interessi elettorali. Tuttavia non occorre scoraggiarsi e anche se il cammino sarà lungo occorre sin da oggi ascoltare gli esperti e le parti interessate (giovani e insegnanti in primo luogo) e cominciare a sperimentare nuovo modelli scolastici ed educativi.