ArticoliGlocali

Moda responsabile

Un evento di “Venite alla Festa” per la bellezza delle cose fatte con cura
di Emanuela Spigato

Durante la settimana comunitaria dell’associazione “Venite alla Festa”, Cecilia Guaitoli e altri membri del GAS (gruppo acquisto solidale) hanno organizzato un evento per gli associati aperto anche alla cittadinanza per parlare di sostenibilità nel settore dell’abbigliamento.

Durante la serata hanno portato la loro testimonianza diverse persone che hanno offerto una ricca e approfondita panoramica sulla situazione del mondo della moda.

L’incontro è stato aperto dai giovani di CARPI 2030 stimolati nel loro impegno dal dodicesimo obiettivo dell’Agenda ONU 2030 sul consumo e sulla produzione responsabile. Per sensibilizzare su questo tema organizzano eventi, convegni e incontri con scolaresche, gruppi, aziende. Hanno concentrato i loro sforzi soprattutto per diffondere una mentalità critica sul “Fast fashion” (moda veloce), che muove capitali economici giganteschi e sta causando enormi disastri ambientali e umani. Secondo gli attivisti di Carpi 2030 questa tendenza del “mordi e fuggi” della moda può essere invertita ponendoci semplici domande: Questo vestito mi serve veramente? Perché costa così poco? E’ stato prodotto rispettando l’ambiente e i diritti dei lavoratori?

A seguire la professoressa Silvia Barletta dell’istituto Vallauri di Carpi, ha raccontato come è riuscita, partendo da una lezione di educazione civica sull’agenda ONU 2030 e unendo la sua passione per il riciclo, a creare un progetto che ha portato i suoi allievi ad impegnarsi per ridare nuova vita ai capi dismessi o inutilizzati. La collaborazione con Recuperandia è stata determinante per la fornitura della materia prima e l’organizzazione della sfilata a fine percorso.

I ragazzi sono i maggiori fruitori del fast fashion: è importante sensibilizzarli con questo tipo di proposte per farli diventare più consapevoli dei loro acquisti.

Eleonora Ribes, altra ospite, con il suo progetto “Vesto Circolare”, ci esorta a cercare la bellezza delle cose fatte con cura.

Ci racconta della sua passione per il vintage e di come girando per i mercatini ha trovato capi di alta qualità a cui dare una nuova vita con piccoli interventi e accessori di splendida fattura che hanno la capacità di valorizzare ogni tipo di abbigliamento.

Ci invita a riflettere sul mondo che c’è dietro a ogni capo di abbigliamento, perché quando lo acquistiamo, compriamo anche tutto l’indotto.

Nel suo intervento, Roberto Zanoli ricorda che trent’anni fa, non esisteva un pensiero sul recupero e tutto finiva in discarica. La sua sensibilità per questo argomento lo ha portato a dare vita a “Recuperandia” che dà voce al riciclo realizzato sotto lo slogan delle quattro “R”: Ridurre, Recuperare, Riparare, Restituire.

L’ultima testimone è Barbara Montanari,che ci racconta le crisi e le prove che hanno costellato la sua vita e di come da queste è cresciuta come persona e professionista. Nasce a Carpi ma molto presto diventa cittadina del mondo, vive e lavora in India nel settore marketing per grandi aziende europee della moda. Il contatto giornaliero con le condizioni difficili in cui lavorano gli operai indiani e i terribili disastri ecologici a cui ha assistito, l’hanno portata a lasciare il suo lavoro e ad impegnarsi in progetti di sviluppo equosolidali in cui mettere al centro la salvaguardia dell’ambiente e i diritti della persona.

Barbara si è creata una famiglia multietnica, ma la nascita della secondo figlia con la sindrome di Down mette in crisi il rapporto. Dopo varie vicissitudini lavorative in cui è stata discriminata per essere una madre single con una figlia disabile decide di mettersi in gioco dando vita ad un progetto per la creazione e produzione di capi di abbigliamento per le persone con difficoltà.

L’idea è quella di creare capi di abbigliamento belli, di alta qualità, facili da indossare e che abbiano un’ottima vestibilità.

Sono pensati e studiati per le persone che litigano con bottoni e cerniere ma possono essere indossati con facilità da chiunque.

Il progetto si è evoluto non solo abbattendo le barriere sulla vestibilità dei capi ma anche sulla produzione. I capi vengono confezionati da persone che, nel comune mondo del lavoro, sarebbero emarginate perché hanno delle difficoltà o limitazioni. Nel laboratorio di Barbara si è visto che: organizzando la postazione di lavoro in modo adeguato al lavoratore tutti possono diventare efficienti ed efficaci nella loro prestazione.

La signora Montanari si adopera molto perché il pensiero che ha dato vita al suo progetto “Sartorie Leggere” si possa diffondere il più possibile.

Mentre all’interno del salone parrocchiale di Quartirolo, ci si interroga e ci si confronta, nel piazzale un gruppo di giovani organizza lo “ Swap party”. Un evento nato dall’idea di alcune amiche di creare uno spazio in cui scambiarsi i vestiti ancora belli ma che non si usano più. Il meccanismo è semplice: per ogni capo che porti ti viene data una tessera e per ogni tessera puoi prendere un capo.

All’inizio il pensiero era molto basico, ma già in questa seconda edizione è diventato più attento e raffinato. Le organizzatrici mi raccontano che, a differenza della prima edizione i capi portati sono già di migliore qualità e che a fine serata vengono tenuti, per le edizioni successive, solo gli abiti più belli. Le ragazze promotrici non escludono di poter, in un futuro, diffondere la mentalità che la qualità ha un grande valore e una lunga vita. A mio avviso questa iniziativa ha molte valenze educative.

Aiuta a capire che ciò che tu non usi più può servire ad altri; che sei tu che dai il valore alle cose; che con risorse limitate devi fare delle scelte: si spera di qualità.

A compimento della ricca offerta, oltre allo stand di Sartorie Leggere e Vesto Circolare era presente anche la Bottega del Sole con i suoi prodotti del commercio equosolidale.

Una serata ben organizzata che ha stimolato ad avere un pensiero più critico e informato verso i prossimi acquisti.