Occhio per occhio dente per dente
Il massacro quotidiano di civili nelle zone abitate dai palestinesi nella striscia di Gaza prosegue dopo mesi dal suo inizio, per mano degli israeliani.
Si parla ormai di oltre 30.000 civili morti, di cui molte migliaia sono bambini. Prima di proseguire occorre però ricordare che questa operazione israeliana, di cui nonostante una breve tregua e alcuni tentativi di cessate il fuoco, non si vede ancora la fine, ha avuto origine dall’orribile attacco degli uomini di Hamas a civili israeliani sul territorio di Israele lo scorso 7 ottobre, che ha procurato molti morti e ha consentito ad Hamas di prendere numerosi ostaggi ancora detenuti.
Pretendere che Israele, oltretutto retto da un governo considerato di estrema destra, non solo per il suo primo ministro, ma per la partecipazione di alcuni partiti ultraconservatori, non reagisse e non contrattaccasse era irrealistico. Tuttavia il piano che Israele sta portando a compimento da alcuni mesi, in particolare nella striscia di Gaza, senza distinguere tra miliziani di Hamas e popolazione civile inerme (bambini, donne , vecchi) si sta rivelando un massacro. Senza contare la distruzione di abitati, ospedali, scuole e servizi che sta facendo diventare la zona un deserto inabitabile. I palestinesi che hanno abbandonato le loro case senza riuscire ad abbandonare quei territori, vivono ora in tende, esposti ad intemperie, malattie, fame.
Se Israele ha avuto al momento dell’attacco ai suoi civili da parte di Hamas il 7 ottobre scorso, il sostegno della maggior parte dei Paesi, ha poi perso una occasione per rimanere dalla parte della ragione. Ha preferito la prova di forza, ha scelto di rispondere “occhio per occhio dente per dente”, di biblica memoria sostenuto dal suo governo e con le armi del suo potente esercito.
Pare di capire che Israele si fermerà solo quando non avrà debellato Hamas e distrutto i suoi caposaldi, le sue armi, i tunnel che questa ha scavato e i suoi fiancheggiatori.
Tuttavia in Israele si fanno sentire con forza anche componenti (e non solo i familiari degli ostaggi) intenzionate a mettere al primo posto il rilascio dei civili rapiti, anche a costo di scambi iniqui con Hamas.
In questa situazione hanno sinora prevalso le visioni di chi da un lato non vuole uno stato palestinese e dall’altro non accetta la permanenza dello stato di Israele.
Ma prima o poi si dovrà tornare a parlare di pace e di convivenza, anche se per ora con la guerra in corso, le voci dei pacifisti e di chi crede che la convivenza tra i due popoli sia possibile, è stata flebile e inascoltata. Prima o poi si dovranno trovare modi perché i popoli dei due Paesi possano vivere senza temere l’altro. Una forte responsabilità da una parte e dall’altra grava sui paesi sostenitori degli uni e degli altri.
Si ha l’impressione che se lo volessero davvero le soluzioni sarebbero possibili.
Anche perché già oggi la guerra ha portato tali e tante distruzioni umane e materiali che dovranno passare diverse generazioni prima che, scomparsi i testimoni delle violenze e delle devastazioni, sia possibile una convivenza possibile una convivenza senza odio.
Ai predicatori di odio per il “nemico” dovranno subentrare costruttori di pace, se si vuole che l’umanità abbia un futuro.