Murales a Novi di Modena. Un laboratorio a cielo aperto
L’arte urbana per la rinascita
Da EroStraniero n. 29 – Febbraio 2022
Un paese rinasce anche con le iniziative culturali. E’ quanto ha cercato di fare Novi, paese il cui centro è stato particolarmente colpito dal terremoto del 2012. Una fotografia in particolare dei danni arrecati dal terremoto è diventata emblema a livello nazionale. Alcuni quotidiani hanno pubblicato infatti la fotografia della torre dell’orologio in piazza, simbolo del paese, squarciata dopo un’ennesima scossa. La torre ospitava anche una campana, poi crollata con tutto il resto. Quella stessa campana in seguito restaurata, è ora all’ingresso del Municipio di Novi.
Qualche anno dopo sono state edificate le scuole nuove e a fianco il palazzetto dello sport, mentre un parco si colloca tra i due edifici.
Nel 2016 e nell’anno successivo l’Amministrazione comunale ha organizzato il Totart Festival, manifestazione che prevedeva l’intervento di artisti di importanza internazionale i quali avrebbero dovuto realizzare dei murales sulle superfici di edifici pubblici.
Gli organizzatori specificano che la loro idea è quella di “fare della città un laboratorio a cielo aperto fondato sulla coesione sociale, sulla sostenibilità economica e sulla cittadinanza attiva, valorizzando le risorse e le conoscenze presenti sul territorio”.
Tutti i murales sono site specific, cioè realizzati appositamente per quel contesto, muro o palazzo che sia. La Street Art si differenzia dal graffitismo sia perché non è illegale, ma soprattutto perché vuole stupire, emozionare e far riflettere con i temi che propone.
Ne è un primo esempio il murale “Resurgo” realizzata sul muro del campo di basket.
Nel 2016 nell’ambito di TOTART Festival l’artista Seba Mat con il suo murale richiama il crollo che aveva coinvolto anche la campana prima citata. Nell’opera spicca il colore giallo e vi è raffigurato Atlante che sostiene una campana. Nel grande murale appare evidente il richiamo alla forza che la popolazione ha mostrato nel volere ricostruire il paese e renderlo esteticamente più bello. Seba Mat è il nome d’arte di Sebastiano Matarazzo originario dell’Irpinia ma cresciuto a Novi.
Nello stesso anno sull’enorme parete della palestra intitolata a Monia Franciosi, l’artista Luca Zamoc realizzava l’opera “XXIX maggio”.
Luca Zamoc (Luca Zanni) è modenese ed ha iniziato come grafico disegnando poster su carta, mentre ora i suoi lavoro sono sparsi in tutto il mondo. Realizza sia opere in bianco e nero sia a colori e si ispira ad un immaginario biblico, all’anatomia ed alla simbologia.
Il murale rappresenta la lotta di due cervi con le rispettive corna che si intrecciano nello sforzo del contrasto e sta a simboleggiare la forza del terremoto che scosse il paese. I due animali sono percorsi da striscie o venature colorate che sembrano rappresentare l’energia che si è liberata in quei momenti.
La rassegna di street art ebbe luogo anche nel 2017 grazie anche alla collaborazione tra l’Associazione culturale Totart, la galleria di Arte contemporanea D406 e il PAC (Polo Artistico Culturale).
Luca Zamoc intervenne anche nell’edizione del 2017 su un muro di una casa privata in via Medaglie d’oro con l’opera “La caduta dei giganti”. Il modello ispiratore di quest’opera può essere rinvenuto negli affreschi di Giulio Romano presenti a Mantova a Palazzo Te.
In quell’opera sono rappresentati i giganti (che hanno tentato di ascendere al monte Olimpo) mentre sono colpiti dalla vendetta di Giove. I giganti ribelli sono travolti dal crollo della montagna e degli edifici.
A differenza di quella famosa opera Luca Zamoc realizza il murale in bianco e nero, il che lo rende ancora più drammatico. Il tutto rielaborato secondo il modo dei fumetti.
Nel murale gli uomini e le colonne spezzate sembrano fluttuare in uno spazio ormai distrutto e senza riferimenti. Vi compaiono solo uomini che vedono frantumata la loro vita e il loro mondo. Di qui il senso di perdita incommensurabile che il terremoto procura.
Sempre nell’ambito di Totart 2017 sono stati realizzati altri murales come quello del notissimo artista internazionale Ericailcane, pseudonimo di Leonardo, originario di Belluno.
Si tratta di un pioniere della street art, ma è anche illustratore, pittore e scultore; inoltre ha realizzato graffiti in tutto il mondo. Ha attinto dalla cultura pop e il suo universo presenta un’impronta fiabesca e zoomorfica. Le sue opere sono ricche di dettagli ed esprimono densi significati ecologici, sociali e politici.
Questa volta si tratta di un coniglio intento a suonare il flauto. L’opera come la maggior parte di quelle dello stesso artista contiene elementi che potremmo chiamare di realismo magico.
Presenta infatti aspetti che si richiamano visibilmente alla realtà, ma vanno oltre e la trasfigurano, ponendo interrogativi. Non ultimi le condizioni in cui sono costretti a vivere gli animali.
Giorgio Bartocci milanese ha iniziato giovanissimo con il writing.
Questo artista considera i murales come avanguardia. Quanto alle correnti che lo hanno influenzato si può citare la pittura rupestre e numerose altre correnti pittoriche. Utilizza i rulli con smalti e tempere. Tra gli artisti intervenuti è quello che più si avvicina all’astrattismo.
Ha realizzato su una parete della palestra Monia Franciosi l’opera “Astrazione Reversibile”.
Si tratta di una metafora delle inquietudini che permeano la società contemporanea.
Basik è il nome d’arte scelto da Lucio Bolognesi, attivo dagli anni ’90. Nasce come grafico e si ispira all’arte sacrale, alla pittura medievale e all’espressionismo e alla cultura popolare, collocandosi tra il classico e il contemporaneo.
E’ intervenuto su una parete della Scuola di musica Luigi Restani dove ha avuto a disposizione uno spazio con porte e finestre che interrompevano la linearità della parete. E in quello spazio ha realizzato due mani che stringono una bacchetta che attraversa diagonalmente l’intera parete.
Il tema delle mani è ricorrente in molte sue opere.
La giovane artista colombiana Bastardilla ha a sua volta realizzato Ofelia, un ritratto omaggio alle donne del passato, di impronta sudamericana, realizzato su una parete della Scuola di musica Luigi Restani.
Non meno interessante dei murales realizzati è il processo attraverso il quale questi artisti realizzano le loro opere, spesso enormi. Si va dal disegno dell’opera alla suddivisione dei grandi spazi a disposizione. Questi vengono distinti in quadrati più piccoli all’interno di ognuno dei quali l’artista riporta, fatte le dovute proporzioni, il disegno.
Una visita ai diversi murales si può effettuare agevolmente, data la brevità delle distanze. La loro collocazione su grandi edifici, ed a “cielo aperto”, consentirà inoltre un’immersione in un nuovo paesaggio urbano.