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In Myanmar una catastrofe umanitaria

Intervista a Graziella Bergamaschi Ferraresi dell’associazione “Insieme per le missioni” di Carpi

di Valeria Magri

Noi del giornale EroStraniero, in questi giorni, abbiamo incontrato Graziella Bergamaschi Ferraresi, presidente dell’associazione “Insieme per le missioni” fino al 2023. Ci ha parlato dell’attualità della Birmania e di come lei e la sua associazione si sono attivati. “Tre villaggi – ci dice Graziella- hanno bisogno di pozzi cisterna per 160 mila litri di raccolta di acqua piovana”. Graziella ci parla di provvidenza, usa spesso questa parola, per dirci che esistono persone generose che donano e offrono aiuti. Le risorse donate vengono così inviate a queste popolazioni tanto bisognose. “La provvidenza – dice Graziella – è il pacchetto che prende il giro giusto” nel senso che ogni volta si spera che gli aiuti vadano a buon fine senza essere tolti ancor prima di arrivare.

Rock no war – ci racconta Graziella – è l’associazione che finanzia i pozzi cisterna in Birmania. Riportiamo qui la loro mission :“ROCK NO WAR odv (già onlus) è un’associazione di volontariato attiva da numerosi anni sul fronte della solidarietà internazionale, che ha come obiettivo quello di portare aiuto concreto e gioia, là dove guerre o sottosviluppo hanno creato dolore e povertà ovunque nel mondo, senza distinzione di razza, religione o fede politica, e con una particolare attenzione all’infanzia e alle zone più dimenticate del mondo.”

La Birmania, ufficialmente detta anche Repubblica dell’Unione del Myanmar, è lo Stato più grande dell’Indocina. Ha una popolazione di circa 54.700.104 abitanti a maggioranza di etnia Bamar e di religione buddhista. Sono presenti anche numerose minoranze etniche, come l’Islam e l’Induismo, mentre alla religione cristiana appartiene il 4% della popolazione. I cattolici rappresentano soltanto l’1,4%. Queste minoranze, negli ultimi tempi, sono state raggiunte da diversi conflitti armati con il governo centrale. Economicamente la Birmania è uno dei Paesi più poveri e meno sviluppati del pianeta.

Il 1° febbraio 2021, con un colpo di stato, la giunta militare ha preso il potere. Molte persone sono scappate, i villaggi sono stati bombardati e assediati dai militari che hanno arrestato e ucciso chi ha posto resistenza. La giunta militare inoltre ha bloccato la distribuzione dei viveri. Non c’è elettricità ed internet è limitato.

Il Myanmar è ora una catastrofe umanitaria, politica ed economica in termini di diritti umani. Le Nazioni Unite (UN) riferiscono che un terzo della popolazione, da 18 a 19 milioni di persone, di cui almeno 6 milioni sono bambini, ha grandi bisogni umanitari.” (preso da un articolo inglese “Supporting the people of Myanmar one step at a time”).

Il Centro Missionario di Carpi ha contatti diretti nel Paese. Si è venuti a conoscenza che molte famiglie sono fuggite dai villaggi rifugiandosi nei boschi, vivendo in condizioni estreme, senza cibo, acqua, corrente elettrica. Di questo, ci ha informato anche il direttore del nostro giornale Raffaele Facci, che a Torino ha incontrato un giovane birmano che gli ha raccontato sua storia. Si è detto particolarmente preoccupato per la sua famiglia, rifugiatasi nella foresta come pure per le loro condizioni di vita. Raffaele, qualche tempo fa, considerando che se ne parla poco del Myanmar, ha deciso di mettere in evidenza la situazione di questo popolo, inserendo la notizia in EroStraniero. Non solo. Si è poi attivato per informare l’allora presidente dell’associazione “Insieme per le missioni” Graziella Bergamaschi Ferraresi e metterla in contatto con il giovane birmano, pensando di poter così attivare una qualche forma di aiuto.

L’associazione “Insieme per le Missioni”, una delle realtà rappresentate all’interno del Consiglio Missionario di Carpi, ha pensato di fornire immediatamente qualche risorsa, ed anche di avviare un progetto a sostegno di queste popolazioni sfollate che vivono in condizioni estreme, rifugiate in capanne tra i boschi. “Il progetto – dice la Bergamaschi – ha come obiettivo la fornitura di fondi necessari alla costruzione di cisterne d’acqua per la raccolta dell’acqua piovana, in modo da procurare acqua potabile. Il sottosuolo del Myanmar è privo di falde acquifere. Risulta pertanto impossibile costruire pozzi.”

L’incontro con Graziella è stato molto ricco di tante altre informazioni, in particolare riguardo a progetti finanziati dalla associazione. Una donna coraggiosa e generosa che si è molto adoperata per poter alleviare le sofferenze di popoli disagiati. E’ stata in missione, collaborando con progetti, in giro per il mondo, dal Brasile all’Africa, all’Asia.

Un grazie quindi a Graziella per il suo impegno umanitario.

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