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Il cammino della fraternità. L’esperienza dei Rover carpigiani di San Giuseppe

Accogliere il corpo rinfrancare lo spirito

di Hamail Mahboob

Ogni anno, questa piccola città sulle Alpi piemontesi, Bardonecchia, diventa molto importante come punto di passaggio per molti migranti che cercano di attraversare il confine con la Francia. In mezzo a tutti coloro che attraversano questo tratto, un gruppo specifico si distingue: i Rover di San Giuseppe. Questi giovani scout compiono un viaggio simbolico e solidale seguendo lo stesso percorso che i migranti hanno intrapreso per comprendere meglio le sfide delle persone in difficoltà.

I Rover di San Giuseppe sono un gruppo di giovani scout dell’età dai 16 ai 21 anni che si dedicano alla solidarietà e all’aiuto del prossimo, in linea con i valori dello scoutismo. Quest’anno, guidati da Lorenzo Ascari, ripercorrono l’itinerario che da anni molti migranti seguono per cercare di entrare illegalmente in Francia da Bardonecchia, un percorso che rappresenta per questi ultimi una via di fuga dalla povertà e dalla persecuzione, ma che è anche carico di pericoli e incertezze.

Il viaggio ha avuto una tappa particolarmente significativa al Rifugio Fraternità Massi a Oulx, una piccola località montana nelle Alpi italiane. Questa struttura, inizialmente gestita solo da volontari, è ora riconosciuta ufficialmente dallo Stato come punto di passaggio per i migranti, che trovano un riparo durante il loro arduo cammino verso un futuro migliore. La maggior parte delle persone che transita per il rifugio proviene dall’Africa, ma non mancano migranti dal Medio Oriente e da altre parti del mondo. Tra questi ci sono giovani uomini, ma anche famiglie intere, comprese donne e bambini.

Quando il gruppo scout ha visitato il rifugio, erano presenti diversi ragazzi africani di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Lorenzo racconta che i volontari che operano al Rifugio Massi offrono assistenza preziosa e concreta: pasti caldi, vestiti adatti al rigido clima alpino, e soprattutto una mano tesa. Molti dei migranti arrivano infatti da paesi caldi e non sono abituati a fronteggiare le temperature estreme delle montagne, per cui l’aiuto dei volontari diventa fondamentale non solo per il loro benessere, ma anche per la loro stessa sopravvivenza.

Dopo questa intensa esperienza al rifugio, il gruppo scout si è diretto verso la Valle Stretta, salendo fino a 2500-2600 metri di altitudine. Qui, immersi nella bellezza silenziosa delle montagne, i ragazzi hanno trascorso momenti di riflessione e preghiera, trattando temi importanti come l’accoglienza e il senso di fratellanza universale. Questo momento di raccoglimento ha offerto ai giovani l’opportunità di connettersi non solo tra loro, ma anche con le esperienze e le difficoltà dei migranti che avevano appena conosciuto.

Questo tragitto, che può sembrare idilliaco in estate, si trasforma in un percorso insidioso durante l’inverno, quando la neve e il ghiaccio lo rendono estremamente pericoloso; non sono rari i casi di persone che perdono la vita lungo il percorso a causa del freddo, della fatica o di incidenti. Le difficoltà affrontate da questi giovani sono molteplici. Camminare per ore in condizioni climatiche avverse, con temperature spesso sotto lo zero, rappresenta una prova fisica e mentale; queste difficoltà sono amplificate dalla mancanza di attrezzatura adeguata e dalla costante paura di essere scoperti dalle autorità, infatti, essere scoperti dalla polizia di frontiera francese può significare l’arresto e il rimpatrio in Italia, o peggio, in un centro di detenzione.

Il viaggio si è concluso con una visita ai monaci benedettini, noti per la loro ospitalità lungo il percorso della Via Francigena, una storica via di pellegrinaggio che attraversa l’Europa. I monaci accolgono pellegrini di ogni provenienza, offrendo loro un rifugio, un pasto caldo e la possibilità di trovare un po’ di pace e ristoro lungo il cammino. Anche se l’ospitalità è aperta a tutti, la maggior parte degli ospiti sono pellegrini che percorrono la Via Francigena. Questo momento di accoglienza e spiritualità ha rappresentato la chiusura ideale per il percorso intrapreso dagli scout, collegando il tema dell’ospitalità al pellegrinaggio, un cammino simbolico di ricerca interiore.

Il racconto di Lorenzo ci ricorda che la solidarietà e l’accoglienza non conoscono confini, e che ogni gesto di apertura verso l’altro è un passo verso un mondo più giusto e umano. Il viaggio del gruppo scout, attraverso il Rifugio Massi e il silenzio delle montagne, è stato un’esperienza di crescita e consapevolezza, un’occasione per confrontarsi con le realtà difficili di chi è costretto a migrare, e per riflettere sul valore di essere comunità, sempre pronta ad accogliere chi ha bisogno.

Attraverso questa esperienza, i Rover sperano di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di un approccio più umano e solidale nella gestione delle migrazioni, riconoscendo la dignità e i diritti di chi, spinto dalla disperazione, si avventura in questo viaggio pericoloso.