Adolfo Lugli la bottega dell’arte
Da EroStraniero n. 28 – Novembre 2021
Entrando nella Bottega dell’Arte, conversando con l’artista Adolfo Lugli, e soprattutto ammirando le sue splendide opere, si comprende quanto sia vero e attuale l’asserto di quel grande scrittore che è stato Italo Calvino, (anche se citato in un ambito letterario, che parrebbe lontano, ma che poi, a pensarci bene, tanto lontano non è) “che il mondo è un sistema di sistemi in cui ogni sistema condiziona gli altri e ne è a sua volta condizionato. Il mondo quindi è un garbuglio, un gomitolo, e quindi va rappresentato senza attenuarne affatto l’inestricabile complessità o, per meglio dire, la presenza simultanea degli elementi più eterogenei che concorrono a determinare ogni evento.”
L’opera di Lugli è esattamente questo riferito al mondo dell’arte, cioè, in estrema sintesi, nell’ultima e più importante parte del suo percorso artistico, la contaminazione positiva tra il mondo dell’arte e quello dell’industria e della tecnologia. I segni complicati, intrecciati, inestricabili che fanno da sfondo e quand’anche da puro oggetto delle sue opere, sono gli scarti provenienti dall’industria e su di essi l’artista esperimenta creatività, sensibilità, poeticità derivate dal suo naturale talento, dalla conoscenza profonda degli alfabeti, dei segni, delle correnti dell’arte classica, moderna e contemporanea.
Comincia, questo suo lungo percorso di formazione, con un diploma all’Istituto d’Arte Venturi e una successivo perfezionamento all’Accademia d’Arte di Bologna negli anni in cui scuola e università sono percorsi da fermenti esplosivi che se, da un lato ne disturbano la didattica, dall’altro contribuiscono ad ampliare negli studenti la coscienza dei diritti, dell’universalità, della collegialità, della libertà e della creatività.
Sono anni felici dal punto di vista economico e tuttavia, anche se dagli ottimi esiti del percorso scolastico vengono buonissimi segnali, per decidere di imboccare la strada dell’attività di artista professionista in una cittadina come Carpi, ci vuole coraggio. Ma il coraggio al nostro Adolfo non manca, cosicché, fresco di studi, apre la sua bottega di artista in Via Aldrovandi e comincia a produrre e a vendere le sue opere. E il risultato iniziale conferma che la sua è stata una scelta indovinata.
I primi guadagni gli consentono di proseguire il cammino intrapreso coltivando relazioni esterne con viaggi in Italia e in Europa (Milano. Parigi, Madrid etc..) che gli permettono di intercettare i movimenti in essere nel campo dell’arte internazionale e gli suggeriscono profonde riflessioni sulla geografia del proprio lavoro per migliorarlo in modo consapevole. Se su una cartina geografica fai centro con un compasso nella piazza di Carpi e tracci un cerchio di cinquanta chilometri di raggio, in questo cerchio del diametro di cento chilometri troverai un potente comprensorio di industria, economia, studi, ricerche, innovazioni, banche, scienze che hanno pochi uguali nel mondo.
Ci sono due opere pittoriche di Lugli che segnano un momento fondamentale nella sua maturazione artistica e imprenditoriale: nella prima figure tratte dalla Primavera di Botticelli su uno sfondo (sempre dipinto di sua mano) molto articolato di geometrie cubiste e altri segni delle correnti pittoriche del novecento, nella seconda le figure tratte da Leonardo sono sovrapposte a una base fatta di segni provenienti dalla tecnologia e dall’industria. Sintomatica questa contrapposizione tra il pittore-pittore Botticelli e il pittore-scienziato Leonardo.
Eccola quindi una prima decisiva svolta: orientare la propria attività, ad allacciare rapporti e proporre collaborazioni con il mondo dell’imprenditoria di questo comparto partendo da quella già cospicua dei tessitori e stampatori su tessuto di Carpi. Scelta imprenditoriale (ispirata più che mai alla bottega artigiana rinascimentale assurta poi a bottega d’arte) che corre parallelamente alla sua evoluzione artistica riassumibile in questo scritto comparso sul volume “Adolfo Lugli-Sentiero Del tempo 1968-2002: “Di tutto quello che è stato fatto nel corso del ventesimo secolo, di tutti gli stili e le correnti che esistono e sono esistiti nelle arti visive, tutto mi attrae ma nulla mi interessa. Io continuo a rimanere colpito da ciò che crea relazione, dai luoghi di passaggio. All’interno dei vari linguaggi tutte le esperienze sono concluse, compartimenti senza sviluppo. Resto convinto che è indispensabile bruciare tutte le relazioni tra il figurativo e l’astratto. Non appartengo a nessuna corrente, ma tutte costituiscono il mio alfabeto. L’artista è colui che, con le sue molteplici competenze, fa dialogare nicchie comunicazionali, produttive, tecnologiche, artigianali, estetiche che viceversa sarebbero destinate a esistere come cellule separate, dunque regista di eventi che non si esauriscono con l’opera e nell’opera ma che perdurano e continuano a produrre effetti nel sistema generale della società”.
Fin dal periodo della scuola in cui ha coniugato tutti i codici e gli alfabeti delle varie epoche della storia dell’arte e ne ha assimilato le correnti artistiche, Lugli, che fin dalle sue prime opere ha mescolato figure ed espressioni provenienti dai vari stili e dalle varie correnti, capisce che non è la sua strada quella di rinchiudersi dentro a questi codici e alfabeti finiti che si serrano in se stessi e non trovano sbocco verso il mondo esterno. Aprirsi al mondo dell’industria vuol dire aprirsi alle conoscenze dei tecnici specializzati che operano nei vari settori e che in genere sono aperti a tutto ciò che può innovare e rinnovare.
Negli ambiti dei settori industriali sono cresciute nel tempo le aziende convinte che la propria attività possa avere a che fare con l’arte e che da essa possa trarne benefici.
Nella storia dell’arte alcuni artisti hanno saputo essere buoni imprenditori di se stessi, altri, pur artisticamente dotati, non hanno saputo esserlo e forse per questo sono rimasti nell’ombra. Adolfo Lugli appartiene indubbiamente al primo gruppo e riesce a convincere molte aziende della bontà delle sue proposte e delle opportunità che si aprono con esse arrivando a lavorare prima con industrie locali e poi anche con altre venute da fuori e con multinazionali oltre che con enti pubblici e privati. E’ sintomatica, in questo senso, una sua dichiarazione fatta una ventina di anni fa e che compare nel volume citato:“ Se vuoi cogliere nel segno, non devi scrivere un testo critico tradizionale, ma raccontare le peripezie, in termini di contatti politico-istituzionali e di relazioni con ditte e imprese , per progettare, finanziare e realizzare quello che in seguito il pubblico troverà nella mostra. L’intervento artistico non è solo il risultato finale concreto e tangibile ma l’itinerario precedente che ne permette la realizzazione.”
Gli ultimi vent’anni sono stati una continua evoluzione e un progressivo rafforzamento di questi principi avvalorati dalla convinzione che l’arte perde potenzialità nell’ambito della comunicazione sociale se si chiude in se stessa e non si apre al mondo che le sta intorno. E’ l’esosomatica ora il suo punto di riferimento, cioè la condizione che ha portato l’essere umano ad evolversi rispetto agli altri animali proiettando le sue capacità interiori verso l’esterno a produrre strumenti tecnici.
Il mondo della produzione di oggi lascia tracce che riassumono in se stesse tutto il lavoro delle macchine e che però dell’operato tecnologico che le ha prodotte riproducono la durezza e la freddezza. Intenzione del nostro artista è quella di cercare di ricucire la relazione uomo-macchina riportando all’uomo-artista la materia prodotta dalla macchina ricollegandola a tutta la tradizione della pittura e dell’arte con la sua soggettività, sensibilità, poeticità. Un innesto come quello tra piante diverse allo scopo di ottenere un nuovo elemento più complesso e più forte.
Perseguendo sempre tenacemente questa linea sono tanti i progetti che Lugli riesce a realizzare e che ama raccontare con dovizia di particolari e dei quali qui resta solo la possibilità di accennare.
Un progetto che ricorda con molto piacere è quello realizzato nella chiesa sconsacrata di San Paolo a Modena dove l’unico oggetto religioso rimasto al suo interno era una pala di San Paolo caduto da cavallo, una icona solitaria che diventa uno statico schermo televisivo spento. Qui l’operazione investe un piano di lavoro di una stamperia serigrafica su tela, un’azienda di filatura, un regista per la realizzazione di un video, creando una carambola d’immagini e di segnali che si richiamano a vicenda fino a culminare nella comparizione di un attore che nelle vesti di San Paolo interroga il pubblico presente sulle logiche dell’evento.
E’ in questo contesto e per questa sua concezione dell’arte, che, nel 2002, Lugli viene invitato a rappresentare l’Italia con un suo progetto nella città tedesca di Weimar, capitale europea della cultura, dove riapre per ridare continuità alla famosa scuola novecentesca del Bauhaus. Lavoro questo che lo ha entusiasmato impegnandolo per tre mesi (ospitato nell’abitazione che fu del filosofo Nietsche) e il cui ricordo lo commuove ancora oggi.
E’ un periodo in cui il progetto di Lugli prende forza visto che nel 2003 nasce il progetto ARTEINSEGNA ( dove INSEGNA sta ad indicare sia il verbo che il sostantivo) che riesce a raggruppare ben trecentocinquanta aziende in parte del luogo, in parte provenienti da lontano, e a consociarle in una società unica finalizzata al progetto.
Ma ci saranno anche esperienze e mostre a Praga, a Parigi, in altre località italiane come Roma e Milano e ovviamente a Carpi sempre incentrate su questo amalgama tra arte e industria.
Importante e attuale è anche la produzione nel campo della scultura con il progetto della “Città Ideale” a Fiorenzuola nel 2005 dove, nella piazza del paese vengono installate le “Pietre Luminose”, massi di pietra serena tipici del luogo intagliati a pettine e illuminati da una luce al neon inserita verticalmente nel foro tondo dove venivano alloggiate le cariche esplosive per il lavoro di cava.
Discorso a parte merita il progetto KAKI TREE che è un progetto artistico culturale e civile assieme che viene ripetuto per molti anni a Carpi (una volta ogni anno) e che coinvolge centinaia di alunni delle scuole elementari oltre ad alcuni artisti di fama tra cui Lugli. Questo progetto su cui si ritornerà probabilmente in uno dei prossimi numeri per una descrizione più dettagliata, nasce da un’idea dell’artista giapponese Tatsuo Miyajima che prende spunto da una pianta di kaki miracolosamente sopravvissuta al bombardamento atomico della città di Nagasaky nel 1945 e i cui virgulti vengono inviati in giro per il mondo in segno di pacificazione e di rinascita della società civile attraverso l’arte.