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Valeria Dondi  ospite in Redazione

in dialogo con il direttore e i redattori

E’ il villaggio che educa
di Valeria Magri

Valeria Dondi, ingegnere, insegnante a Carpi. Impegnata nel dialogo educativo con italiani e stranieri, è stata nostra ospite in redazione il 7 ottobre. Il tempo trascorso insieme si è svolto in modalità intervista-dialogo con il direttore e altri della redazione.

Raffaele Facci, dopo aver brevemente accennato quali sono gli interessi del nostro giornale, chiede alla Dondi di parlarci della sua esperienza lavorativa e personale e di farci un quadro della scuola sia a Carpi che a livello nazionale.

Dondi: Ho lavorato, nella mia qualità di ingegnere, ad alti livelli nelle aziende. Ho poi avuto la possibilità di fare un concorso nazionale per assunzione docenti, l’ho vinto e mi sono trovata a fare l’insegnante. Sono entrata di ruolo a Parma il primo anno e ho incontrato un dirigente illuminato che mi ha fatto capire che potevo dare tanto.

Entrando nel mondo della scuola, ho capito che offre tante opportunità sia all’adulto che  all’alunno, in uno scambio reciproco. Sono passati diversi anni, mi sono formata, ho fatto tanti corsi per poter interagire sempre meglio. Ho lavorato alla scuola media, poi per 2 anni all’Istituto Vallauri di Carpi, insegnando matematica, avendo così l’opportunità di incontrare i ragazzi della scuola superiore. A Carpi ci sono tante scuole superiori. Chi frequenta il liceo è ben distinto da chi frequenta il professionale e certamente la provenienza famigliare è molto diversa. Al Vallauri ho incontrato Raffaele Facci, abbiamo lavorato mettendo attenzione alle piccole cose che sono quelle che fanno la differenza. Ora sono ritornata alla scuola media e mi interessa molto l’intercultura. Noi stiamo formando i cittadini di domani e penso che l’elemento territorialità sia importante nella scuola. Li stiamo formando alla primaria, alla secondaria, alle superiori. Occorre però lavorare in modo integrato se vogliamo raggiungere determinati obiettivi.

Facci:  In questo momento ci sono cambiamenti complicati,  a livello nazionale e non solo. Sembra ci sia maggiore intenzionalità, da parte del governo, di una maggiore severità nei confronti degli studenti. Riguardo ai problemi della scuola, secondo te, ci sono risposte adeguate? Ad esempio quanto la scuola sia all’altezza di un cambiamento d’epoca come dice Papa Francesco? Lo stiamo sperimentando. Quello che ci portano i ragazzi è il futuro, quindi ci conviene cercare di tirare fili giusti con bambini e ragazzi. Ne abbiamo le capacità?

Dondi: C’è tanto da fare. Dal punto di vista nazionale troviamo politiche che non vanno ad influire più di tanto nel mondo della scuola. L’impatto è stato più forte alla fine degli anni 2009/2010.   Attualmente ci sono tanti programmi ma poca sostanza. Maggiore severità? solo apparente, sono tutti proclami, non c’è niente di educativo. Togliere il telefonino alla scuola media, altro proclama, oppure gli insegnamo ad usare il telefonino? Vietare non costruisce, diciamo che sono interventi di basso livello, molti proclami ma poca sostanza dal punto di vista educativo.

Le scuole di oggi sono un po’ ferme, stanche. Sono stati forniti tanti strumenti a livello informatico per i computer ma è stato fatto poco per l’autonomia e l’educazione. Ho girato 2/3 scuole vedo che i docenti sono stanchi.  Le nuove leve non sono ancora stabili e si fa fatica a trasmettere il proprio bagaglio culturale a chi arriva.  Gli studenti hanno bisogno di certezze. Bisognerebbe dare loro valori con una visione di prospettiva di vita. Hanno bisogno di stimoli, di confronto. Cambierà ancora per gli istituti tecnici professionali, ci sarà il 4+2.  Si ridurrà di un anno l’istituto tecnico professionale, saranno 4 anni. E’ negativo? In realtà no. Intanto con i 4 anni è più facile arrivare al diploma che con 5. Non è male se si guarda a lungo termine. Il problema è che va costruita questa scuola.  Va costruita con le aziende, con competenze, con laboratori. Occorre progettare sul nostro territorio a lungo termine. Bisogna avere la volontà e bisogna coordinarla. Quale è l’obiettivo? E’ la cura delle relazioni? Parto sempre da Raffaele o è un tema più ampio? Anche sul nostro territorio la dispersione scolastica è altissima, fuori dai parametri della media europea. Come si fa a migliorare?  Sicuramente facendo progettazione, con maggiore attenzione alla cura delle relazioni, alla cura dello studente. Ci sono studenti che si perdono perché non hanno a casa chi li sprona all’istruzione. Bisogna fare un salto culturale. La Carpi di oggi è diversa da quella di ieri. Bisogna lavorare sul territorio. Il singolo curriculum della scuola fa bene al territorio. Ogni scuola fa da se. L’Unione Europea sta cercando di uniformare le scuole. Ci si confronta con altri paesi e si cerca uniformità.

Danilo: Quali sono le cose che andrebbero fatte?

Dondi: Ci sono collegamenti e incontri, c’è un tavolo con l’amministrazione comunale, con l’assessore, ci si trova una volta al mese. Nella scuola occorre un cambiamento culturale dal basso, sono le singole persone che si devono rendere conto che occorre cambiare. C’è il Patto per la scuola che è stato riprodotto in tutte le scuole. Si sono trovate le risorse. Il passo non deve essere del singolo ma deve essere più ampio. Occorre un movimento culturale perché ci sia cambiamento. Le cose non si fanno da soli ma insieme.

Facci: E’ il villaggio che educa, Quale regia? Ma vorrei entrare nello specifico degli stranieri. Al Vallauri ne troviamo molti. Tu parlavi di salto culturale, mi pare ci sia un discorso più ampio per Carpi. Come sarà la Carpi di domani?

Dondi: Cittadini di domani a Carpi? Alcuni andranno via altri rimarranno. Chi rimane è destinato a lavorare nell’industria.  

Canè: Mi sono ritrovata quando hai detto che gli insegnanti sono stanchi, non solo gli insegnanti, anche gli alunni. I bambini devono avere i loro tempi. Noi insegnanti abbiamo bisogno di ore sufficienti.

Dondi: Il ministero dà solo i traguardi. E’ la scuola che fa la differenza.

Magri: responsabilità dell’insegnante?

Dondi: La responsabilità non è dell’insegnante, non è della famiglia. E’ l’insieme che fa i cittadini  di domani. Bisogna condividere. Il mondo è complesso.

Facci: Ho notato come sia importante una semplice presenza: esserci. Con competenza. C’è bisogno di uscire dall’individualismo e trovare i raccordi. La presenza è il filo che dà la possibilità di tessere la speranza. Che tipo di competenza? Come si fa ad assumere un insegnante?

Dondi: lo studente vuole la risposta per se stesso, per il futuro, per il proprio crescere. Il mio ruolo è importante, devo dare risposte altrimenti non passano le competenze.

 

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