L’eclissi dei riti di passaggio
In questi giorni le università con i loro test di ammissione anticipati stanno mandando un messaggio alle scuole Superiori che sono alle prese con gli esami di maturità: “Non ci interessa ciò che fa la scuola”. Uno degli ultimi riti di passaggio, l’esame di maturità, che ha rappresentato per intere generazioni uno spauracchio e celebrato da film, canzoni e libri, sembra uscire depotenziato dai cambiamenti introdotti.
I riti di passaggio indicano quei momenti collettivi che segnano la transizione di un individuo da uno status all’altro (individuale, sociale, professionale, politico, ecc…).
La nascita è di solito considerata come l’occasione per il primo rito di passaggio.
L’ingresso nell’età adulta nelle diverse società è stato accompagnato da riti di iniziazione. Anche il matrimonio fa parte dei riti di passaggio, così come la gravidanza per le donne che le promuove alla condizione di future madri. Lo stesso vale per lo status di padre, in genere meno enfatizzato.
Tra i riti più diffusi vi è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Nella società italiana moderna uno dei riti di passaggio maschili più comuni era costituito dal servizio militare, quando era obbligatorio, che –si diceva- trasformava il ragazzo in uomo.
Anche l’inizio dell’attività lavorativa poteva essere considerato un rito di passaggio, in questo caso dalla dipendenza economica dalla famiglia di origine.
Tuttavia secondo molti antropologi più le società diventano complesse meno sono ritualizzate, anche per il venir meno di sistemi strutturati e di ruoli gerarchici ben definiti.
I rituali, che devono necessariamente avere carattere pubblico, oggi sono stati in gran parte privatizzati. Da un lato nascita e morte sono spostate in un contesto “tecnico” (più salutare sotto il profilo igienico-clinico) ma impoverito sul piano rituale. Anche i momenti di passaggio sono stati depotenziati sul piano rituale: il battesimo è stato privatizzato; i compleanni hanno poco rilievo collettivo, e il matrimonio è stato parzialmente deritualizzato.
Nell’attuale società i giovani affrontano il passaggio all’età adulta sempre più da soli, senza cerimonie che attestino agli occhi di tutti l’avvenuto ingresso nella comunità adulta. Tutto ciò ha comportato una carenza di confini chiari, e spesso si vedono adulti comportarsi come ragazzini e questi ultimi che si comportano da adulti. A ciò si aggiunga quella che è stata chiamata “l’evaporazione del padre”, di quella figura cioè che sino a pochi decenni fa rappresentava l’autorità in famiglia e che aiutava i giovani a entrare in società.
Insomma pare evidente che si è in presenza di un’eclissi dei riti di passaggio, almeno di quelli tradizionali. Oggi gli adolescenti sono esentati dai riti iniziatici di un tempo e utilizzano le merci e i
consumi per scandire il percorso evolutivo all’interno della loro cultura, per cui il passaggio da un certo tipo di prodotto a un altro rappresenta una sorta di iniziazione.
Qualche traccia dei riti di iniziazione si riscontra però ancora oggi nel formarsi di bande giovanili, all’interno delle quali spesso sono richiesti gesti di coraggio, ancorchè rischiosi e a volte decisamente ai confini della legalità.
I giovani sembrano provare disagio (inconsapevolemente) per l’assenza di riti; ciò li espone alla società dove i limiti e i confini sono diventati meno evidenti.