Come in una danza: raccontare la vita. ‘L’amore di qualcuno che ti sceglie’
Dalla ‘Festa del Racconto’ – 8 ottobre 2023, Carpi
Raccontare. Storie. Inventare personaggi e farli muovere nelle pagine di un libro come in una danza, quella della vita.
Che cosa significa raccontare? Ce lo dicono due giovani scrittori, domenica 8 ottobre alla Festa del Racconto di Carpi. Lorenza Gentile ed Enrico Galiano, sollecitati dalle domande della giornalista Valentina De Poli, ci fanno entrare nel loro mondo narrativo. Tentano di dare una risposta alle ragioni del loro scrivere: “raccontando le storie di altri rispondi a domande di te. Perché sto da solo? Perché non stai con gli altri?”. I personaggi protagonisti di questi racconti parlano anche della loro di storia.
Lorenza Gentile con “Le cose che ci salvano” narra la storia di Gea che vive in un condominio a Milano sui Navigli. Gea non esce mai dai confini del suo quartiere. Ha ventisette anni. Vive sola e ricicla le cose cercando di dare loro nuova vita. Non ha amici della sua età, con loro non si trova. “Il padre è un catastrofista e la ragazza cresce lontana dagli altri con un padre che c’è troppo”.
Enrico Galiano con il suo libro “Geografia di un dolore perfetto” narra la storia di Pietro e del rapporto con il padre che lo ha abbandonato da ragazzino. “Quello che gli ha lasciato il padre – dice Galiano – è la ‘spezzanza’, una strana sensazione di essere spezzati, di vivere sempre a metà. Ma la ‘spezzanza’ è anche un dono, contiene la speranza. Di farcela, di ricostruirti, di incontrare te stesso”.
Entrambi i libri parlano del rapporto con il padre. Da una parte un padre troppo presente, dall’altra un padre assente.
Dice Lorenza Gentile: “Sono personaggi che vivono la solitudine ma una solitudine piena”. Si deduce che la solitudine dei personaggi contenga comunque ricchezza e il desiderio di relazione. “Ci sono passaggi nella vita dolorosi – dice Lorenza – e allora occorre prendere le distanze dal passato e poter ricominciare”.
E infine ecco che esce una domanda da Galiano: “Quando si finisce di essere figli? C’è un momento che smetti di essere figlio?”
E che cosa fa crescere bene un figlio? Di che cosa ha bisogno?
La risposta di Galiano “l’amore di qualcuno che ti sceglie, che c’è”.
Credo che non possiamo che essere d’accordo con lui nel pensare che l’essere umano ha bisogno di riconoscimento, della presenza dell’altro che gli sappia dare valore, rispetto, stima, fiducia. Che sa credere in lui e nella sua unicità. E infine che saprà trovare il suo posto nel mondo.