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Giorgio Andreoli scultore. Scolpire il legno

Affina l’intaglio nel tempo

di Mario Orlandi

Da EroStraniero n. 27 – Luglio 2021

Si dice che dentro ad ognuno di noi stia nascosto un poeta o un artista che ha solo bisogno di una molla per svelarsi e uscire allo scoperto.

In Giorgio Andreoli questa molla rimane compressa ma comunque viva e vitale nei lunghi anni della vita trascorsa al lavoro nella sua azienda di maglieria. E’ qui che si affina in lui l’amore per la bellezza dei capi di abbigliamento femminili di alta qualità che richiedono grande cura e attenzione nonché immaginazione e senso dell’estetica.

E’ alla fine del suo percorso lavorativo, durante una vacanza in Alto Adige, che la molla scatta all’improvviso di fronte alle sculture in legno che qui vantano una lunga tradizione risalente al diciassettesimo secolo e che è facile vedere in ogni angolo delle città e dei paesi.

Nasce in lui il desiderio di mettersi alla prova per trasformare un pezzo di legno in qualcosa di interessante. Ma se del proprio senso del gusto e della bellezza non ha dubbi, della sua manualità deve scoprire tutto: improvvisarsi intagliatore non è una cosa che si possa realizzare dalla sera alla mattina.

Bisogna fare uno scalino alla volta: comincia col creare delle cose semplici come cuoricini aperti entro cui vengono dipinti paesaggi e altri oggetti simili. La cosa riesce e stimola la sua curiosità invogliandolo a continuare e ad affinare le sue capacità affrontando un secondo più impegnativo scalino: le cornici.

Il tema delle cornici parrebbe, per chi non conosce queste cose, una cosa semplice, ma in effetti non lo è, soprattutto se l’oggetto è elaborato o super elaborato come accade progressivamente nei suoi lavori. E’ durante questo passaggio che scopre quanto siano importanti, anche in questo campo, quelle antiche virtù che hanno nome pazienza e perseveranza. Ce ne vuole tanta: se occorre lavorare un giorno bisogna lavorare un giorno, e se ne occorrono due o tre o una settimana o due non si ci deve scoraggiare. Il tempo che occorre non deve condizionare in alcun modo lo scultore.

Il successivo passo per creare opere più complesse e affrontare temi più ambiziosi arriva dopo questo tirocinio ed è accompagnato dallo studio dei legni da utilizzare (la samba, il pino cembro o cirmolo, il ciliegio, il noce, il tiglio e altri: ognuno ha caratteristiche diverse e specifiche per ogni opera che si vuole realizzare ) e dall’approvvigionamento degli attrezzi per l’intaglio che oggi sono ormai centinaia nel laboratorio di casa.

Il terzo scalino è quello del bassorilievo, questa antichissima tecnica utilizzata dagli antichi popoli di Egitto, Mesopotamia, India e Cina per transitare al medioevo e al Rinascimento dell’arte europea in cui da un fondo piatto emergono le figure di pochi millimetri riuscendo a conferire al risultato sorprendenti effetti di profondità e prospettiva.

Utilizzando questa tecnica, Andreoli spazia dai soggetti più tradizionali a tema religioso come i presepi, le teste di Cristo e le madonne col bambino , a quelli del paesaggio, della riproposizione delle nostre tradizioni contadine, ai ricordi della propria infanzia, per approdare infine a quelli più complessi e particolarmente apprezzabili degli atteggiamenti e dei sentimenti umani.

Tra questi ultimi spiccano alcune opere, rappresentate in forma di polittico, in cui protagoniste sono le mani in tutti i loro molteplici e significativi aspetti: mani che si stringono, che si tendono a allacciarsi con altre mani di acrobati in volo, che accarezzano il cane la vecchia, il bambino, il volto dell’amata.

La produzione si allarga comunque ad altri settori e ambiti come i temi biblici: l’esodo, Mosè che passa il Mar Rosso e il giudizio universale in cui compare una citazione da Michelangelo nell’imponente figura di Dio. Tra i progetti in gestazione c’è una serie dedicata ai miracoli di Gesù.

In quella meravigliosa favola che è il Pinocchio di Collodi, Geppetto scolpisce i suo burattino con la coscienza del padre che, in fondo, vuole generare un figlio e infondergli la sua anima e i suoi sentimenti.

A rifletterci bene è sicuramente questo, un atteggiamento comune a chi crea e non c’è da meravigliarsi, quindi, che Giorgio Andreoli abbia un forte legame con le sue opere: ognuna rappresenta un importante momento della sua vita e della sua creatività.

Non provate perciò a chiedergli di vendervele o di regalarvele: sarebbe inutile.

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